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Data modeling, un’arte?

“A Frà, che te serve?” Chi ha mai pronunciato questa domanda? Un analista informatico o Franco Evangelista, longa mano del Senatore Andreotti? La risposta, almeno fino a poco tempo fa, è: entrambi. Oggi gli analisti cercano di essere un po’ più formali per ottenere i requisiti. E poi? L’articolo, basato su un’intervista ad un analista senior, spiega come passare dai requisiti alla progettazione di una base dati, percorso trascurato da chi si concentra solo sulle mere specifiche funzionali, con il rischio di progettare poi basi di dati slegate dai requisiti iniziali.

Le moderne tecniche di analisi basate sui formalismi UML hanno comportato un’attenzione molto forte sui Requisiti per cui un buon analista informatico non approccia più i propri utenti con la frase di Evangelista (la longa mano del senatore Andreotti) memoria “A Frà, che te serve?” ma cerca di formalizzarli e svilupparli verso strutture di specifiche tipo Use Case, Business Use Case etc.

Parlando con un analista senior, si riscopre l’utilità dei requisiti anche per la progettazione dei modelli delle basi dati, con la stessa coerenza delle specifiche volte alla scrittura del codice. Oggi questa necessaria coerenza è poco visibile, quasi che il modello dati sia poco importante, con il rischio di avere incoerenze fra basi di dati e specifiche. L’articolo spiega come invece come usare i requisiti raccolti e tradurli in modelli di basi di dati coerenti capaci di offrire anche momenti di verifica rispetto alla comprensione delle specifiche funzionali.

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